Page 17 - Ninetta e le altre
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             quella giovane gli era parsa una vera fata. Tutti i medici del regno, nessuno aveva abilità di ri-             sanarlo. Un giorno il re, vedendo che il suo f glio si assottigliava, chiama tutti i savi e i f losof             del suo regno per discorrere intorno alla malattia del giovane principe. Parla uno, parla un altro:             alla f ne parla un barbasavio e dice: «Maestà, domandate a vostro f glio se egli è innamorato             di qualche giovinetta, e allora si penserà in altro modo». Il re fece chiamare il f glio, e gli do-             mandò; e il f glio raccontò ogni cosa a un puntino, e gli disse che se non avesse presa in sposa             la giovine, non avrebbe mai più bene di sé. Quel barbasavio dice: – «Maestà, fate tre giorni di             festa nel vostro palazzo, e bandite che ogni padre e madre di ogni ordine di persone rechino le             loro f glie». Il re approvò ed emanò il bando.             Torniamo alle f glie del mercante. Come ebbero i vestiti che loro aveva portato il padre, comin-             ciarono a cucirli per la prima festa da ballo che ricorreva. Ninetta si chiuse con il vaso, e addio             balli, addio svaghi! Il padre e le sorelle non potevano tollerarlo; ma poi si persuasero che quella             era una vizio, e la lasciarono fare.             Uscito il bando del re, il padre torna a casa e raconta ogni cosa alle f glie: «Non sapete, f glio-                                    le? Il re dà tre giorni di festa a palazzo, e vuole che ogni padre e madre vi                                    portino le sue f gliole.» – «Oh, bella, bella! » – dissero Rosa e Giovan-                                    nina; ma Ninetta fece spallucce, e disse: «Ci andrete voialtre, che io non                                    ho voglia di venirci». E « sì che tu ci hai da venire» e « no che io non ci                                    vengo», la prima sera di festa Ninetta se ne rimase dentro col suo testo di                                         dattero, ch’ era la sua delizia.                                           Come le sorelle partirono, Ninetta si rivolge al vaso e gli dice:                                                                       «Dattero, bel dattero,                                                                          Vien su, vesti Nina,                                                                     E falla adorna più di ieri sera»                                                              15
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